Il luogo più bello deve ancora arrivare (the best is yet to come)

Giorno 10 e 11 – 3/4 agosto 2021

Stamattina visitiamo Trondheim, sono stata incerta fino all’ultimo se inserire o meno questa “città” nell’itinerario del mio roadtrip norvegese, perché preferisco la natura ai luoghi abitati, ma senza storia proprio! Oramai lo sapete! Però leggendo qua e là mi aveva incuriosito a sufficienza per dedicarle almeno qualche ora.

E ho fatto bene! Da non perdere l’area di Bakklandet, vicino al ponte vecchio della città, quello da cui si ha la classica immagine iconica di Trondheim con tutte le casette colorate sul fiordo, per intenderci.

E’ un quartiere dall’aria bohemian, con pochi turisti ed un vibe speciale. Ricco di cafè originali, casette antiche in legno colorate e fiori dai colori intonati alle porte!

Lungo la Bakklandet trovate uno dei cafè per me più belli che abbia mai visto: è l’Antikvariatet, un cafè in una biblioteca dall’atmosfera incredibile, sia all’interno sia nel cortile esterno. Io l’ho visto in estate, ma ovviamente lo immaginavo con la neve fuori, il vento gelido del nord e un bel caffè fumante più un morbido kanelbullar davanti (#winterteam sempre!).

Attraversate quindi il vecchio ponte (Gamle Bybro or Bybroa) soprattutto per scattare una foto alle casette colorate che si affacciano sul fiordo.

C’è anche qualche traccia di street art niente male! E anche, ma di questo ci sono parecchi esempi, della splendida fiducia nordica nella gente: in Norvegia poche proprietà private sono recintate, e le aree non costruite sono libere di essere fruite da tutti, rispettando la Natura, i luoghi e le persone. E’ l’Allemannsretten, di cui vi ho parlato qui.

Ma anche in città si vedono esempi del rispetto che i nordici hanno per il bene comune, per le persone, per tutto: questa sedia e tavolino erano davanti ad una delle casette colorate, assolutamente accessibile a tutti, con scritto privato: se non è mia, non mi ci siedo, facile.. no?

Lasciata Trondheim, proseguiamo sulla E6, fino ad arrivare al traghetto che collega fra Holm e Vennesund: sapete che, soprattutto in Norvegia, in queste zone, si pigliano i traghetti come gli autobus, con la stessa semplicità e praticità! A questo proposito, quando noleggiate il mezzo, è compresa una quota per l’AutoPASS for ferje, un pass stile telepass con cui pagare i biglietti dei ferry. A volte sui ferry trovate i kanelbulle più buoni che a terra!

Ecco alcune foto fatte durante il tragitto verso Holm.

Poco dopo Vennesund e poco prima del luogo che avevo scelto per la notte, mentre guido, su una strada senza particolari paesaggi, vedo la freccia con quella specie di fiore, che (di solito) porta a luoghi interessanti: indicava un luogo che non avevo mai sentito, quindi ovviamente sterzo, e imbocco questa stradina che ad un certo punto diventa sterrata. Poco dopo, si apre un sogno, difficilmente descrivibile a parole, a parole conosciute almeno: un luogo dove acqua e cielo sono la stessa cosa, non si vede orizzonte a separarli, talmente limpido è il cielo e l’acqua in cui si specchia, ci sono le nuvole in acqua! Io amo i riflessi, appena li scovo parte la ricerca della foto più bella, da fare in posizioni improbabilIi! E’ già sera, il sole è ancora alto, e la luce è una meraviglia. Sono rimasta ad ammirare questo oceano misto cielo per non so quanto, uno degli scenari più belli, nella sua semplicità, che abbia mai visto. Ah, ovviamente non c’era anima viva.

In Norvegia, ci sono mille luoghi così, dietro l’angolo, dietro la curva: esplorate sempre, esplorate ogni cosa: the best is yet to come. La freccia con il fiore indicava Gravhaug, che per me era un nome di luogo, ma che in realtà su maps non esiste (o meglio non esiste in questa zona): il traduttore mi dice significare tumulo funerario. Ora, io non ho visto tumuli, ma ho visto l’oceano misto cielo!

Vi lascio le coordinate: 65.245648, 12.102187 (Heståsveien 58920 Sømna, Norvegia).

Come si fa a spiegare la bellezza della Norvegia?? Come?

Stasera ci fermiamo in questo piccolissimo villaggio, Kirkevn, al Sømna Kro & Gjestegård, un posto molto carino e gestito da un gruppo di ragazzi deliziosi, dove c’è anche un ottimo ristorante: fortunati stasera, visto che come al solito non abbiamo nulla da mangiare e a quest’ora è tutto chiuso da un po’! Domani ci aspetta un trekking, ma che dico un trekking, due!

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La mattina si parte per il Torghatten Camping, la base di partenza del primo trekking di oggi. Primo si, perché l’infinita luce dei paesi del Nord d’estate permette anche di partire per un trekking quando nel sud Europa si deve già pensare a rientrare al rifugio… fra un po’ vi dico! La strada per raggiungere Torghatten attraversa isolotti e paesaggi limpidi, inoltre in un punto, su alcune rovine, abbiamo trovato alcune simpatiche amiche!

Il trekking di Torghatten è conosciuto per condurre alla montagna bucata, come una porta verso un mondo successivo, e ovviamente in questa terra di leggende, ce ne è una anche per Torghatten.

E così va la storia… Quando il troll, Hestmannen, posò gli occhi sulla bella Lekamøya, decise che l’avrebbe rapita quella notte. Hestmannen montò quindi a cavallo per inseguire il suo sogno, la sua bella, ma Lekamøya riuscì a fuggire, vanificando il suo tentativo. Nel frattempo, il re dei troll di Sømna stava osservando la situazione da non molto lontano. Quando la notte si trasformò in mattina, il deluso e respinto Hestmannen incoccò una freccia al suo arco, e la puntò contro la disperata Lekamøya. Tuttavia, il re dei troll di Sømna scagliò il suo cappello sulla traiettoria della freccia, il cappellò si bucò, ma fu abbastanza per salvare Lekamøya da morte certa. Il cappello cadde a terra e in quel momento il sole trapassò l’orizzonte trasformando tutto in pietra. E così nacque la leggenda di Torghatten o del “buco nella montagna”. Tradotto letteralmente, Torghatten significa “cappello quadrato”.

Torghatten o il “buco nella montagna” è geologicamente più antico dei vichinghi stessi. In realtà, molto molto più vecchio. La scienza ci dice che, durante l’era glaciale, il continuo disfacimento della montagna di granito ha aperto il buco che possiamo vedere oggi. Il buco può sembrare minuscolo da lontano, ma è lungo circa 160 metri per 20 metri di larghezza e 35 metri di altezza: stando lì sotto è davvero gigante! La leggenda norrena sulla nascita di Torghatten è molto più avvincente, forse.. lascio a voi la scelta della storia che preferite.

Iniziamo quindi a salire, sbaglio strada (come quasi sempre, troppo intenta a meravigliarmi di ciò che ho attorno) e qui non si vede nessun Torghatten.. boh. Quindi torniamo indietro e iniziamo a salire verso la parte opposta: sali sali sali, ma nessun enorme buco nella montagna. Ma, ad un certo punto…..

Si scavalla un piano, dopo una bella ripida salita, e si apre questa meraviglia. Il foro è davvero imponente, e la vista, oltre, è infinita. La maggior parte delle persone si fermava lì, sotto il foro, ma oltre c’era un sentiero che procedeva giù per la montagna dalla parte opposta, e una bella spiaggia in lontananza: secondo voi, posso aver deciso di non andare a scoprire cosa c’era laggiù?? La discesa è molto ripida, e sbuca in un campo dall’erba alta, che porta ad una delle tipiche spiagge norvegesi, che tanto amo! Festeggio infatti, con un bel kanelbulle!

Dopo la sosta in spiaggia, senza bagno però (!), si ritorna indietro per la stessa strada: non c’è modo di tornare alla macchina, infatti, se non con una barca.

Info sul trekking:

  • Partenza: Torghatten camping, a 15 km da Brønnøysund Trovate il parcheggio qui
  • Durata: un’ora circa per salire al foro, su un sentiero ben segnato (quando si arriva ad una specie di bivio, tenete la sinistra: la montagna bucata è lì, anche se non sembra!)
  • Difficoltà: semplice

Ci si rimette alla guida, destinazione Horn, dove tanto per cambiare prendiamo un traghetto per Tjotta dal quale si inizia ad assaporare il nord Nord!

Da Tjotta guidiamo fino a Sandnessjøen, dove ci aspetta un altro traghetto! Si, un altro ancora. Questo ci porterà sull’isola di Dønna, per il nostro breve trekking serale: cose che si possono fare solo quassù! (senza torcia, intendo). Il trekking si chiama Åkvikfjellet , si raggiunge la cima a 287 metri con un’oretta di cammino, ma una bellissima vista sulle isolette (mille!) della costa e sulle Seven Sisters, le montagne a sette cime famose della Helgeland, la zona in cui ci troviamo.

Attenzione che l’inizio del percorso è indicato male: dall’arrivo del traghetto a Bjørn dovete seguire la strada 828, superare la baia di Åkvikbukta e cercare il parcheggio (che si trova qui) poche centinaia di metri in direzione sud-ovest. Quando la strada si divide in due, tieni la sinistra. 200 metri più avanti, il sentiero è segnalato. Da qui, segui i segni rossi fino in cima. Il sentiero, da qui, è ben battuto e facile da seguire, e si può godere, oltre alla vista davvero suggestiva, una sorta di monumento a forma di spartito.

Il pernottamento di stasera sarà in un hotel anonimo, che quindi non vi consiglio (pulito, con tutti i comfort ma in uno stabile troppo cittadino e senza vista!)

Siamo a 66° 03′ …. domani supereremo il Circolo Polare Artico (66°33″): ovviamente non è la mia prima volta, ma questo passaggio ha sempre un grande fascino su di me, grande davvero.

Ho cercato di non barcollare; ho fatto passi falsi lungo il cammino. Ma ho imparato che solo dopo aver scalato una grande collina, uno scopre che ci sono molte altre colline da scalare. Mi sono preso un momento per ammirare il panorama glorioso che mi circondava, per dare un’occhiata da dove ero venuto. Ma posso riposarmi solo un momento, perché con la libertà arrivano le responsabilità e non voglio indugiare, il mio lungo cammino non è finito.
(Nelson Mandela)

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